L’aspettativa dal lavoro, sia retribuita che non, la possono chiedere soltanto alcuni lavoratori dipendenti: vediamo come chiederla e quando.
Il lavoro è un diritto, così come lo è un periodo di pausa dettato da motivi seri. A questo, più o meno, serve l’aspettativa: ad assentarsi senza rischiare il posto. Può essere chiesta solo in determinate situazioni, da cui, tra l’altro, dipendono la retribuzione o il mancato pagamento del periodo di assenza. Vediamo come e quando chiedere l’aspettativa dal lavoro.
Come chiedere aspettativa dal lavoro?
L’aspettativa dal lavoro consente di assentarsi dall’azienda senza perdere il posto. Questa è la spiegazione in soldoni, ma non è così semplice ottenerla. Procediamo con ordine e chiariamo subito che il periodo di aspettativa, a seconda del motivo per cui viene chiesta, può essere sia retribuito che non pagato. Ci si può assentare dall’azienda a causa di:
- lutto o infermità di un familiare: permesso retribuito di 3 giorni lavorativi, all’anno in caso di un parente infermo entro il secondo grado. Al rientro al lavoro si dovrà portare la documentazione necessaria a giustificazione della propria assenza.
- gravi motivi familiari: periodo di congedo, continuativo o frazionato, complessivamente non superiore a due anni. Il lavoratore non percepisce lo stipendio e non può svolgere nessun altra attività . In caso si malattia del figlio, i genitori hanno diritto ad un’aspettativa completa fino al terzo anno del bambino, poi, tra i 3 e gli 8 anni, si avrà diritto a 5 giorni all’anno.
- volontariato: il dipendente coinvolto in attività di soccorso e assistenza conserva sia il posto di lavoro che il trattamento economico, rimborsato al datore dalla Protezione Civile;
- assistenza di un familiare portatore di handicap: aspettativa non retribuita di massimo 3 anni, solo in presenza di una gravità accertata, oppure permessi giornalieri retribuiti o 3 giorni di permesso al mese.
- cariche pubbliche, elettive e attività sindacali: aspettativa non retribuita per tutta la durata del mandato;
- richiamo alle armi: aspettativa per tutta la durata del servizio, con retribuzione a carico dell’INPS;
- formazione: aspettativa non superiore a 11 mesi, continuativi o frazionati, da utilizzare nell’arco dell’intera vita lavorativa. Non si ha diritto alla retribuzione.
In base al motivo per cui viene richiesta l’aspettativa, c’è una modalità diversa di presentazione della domanda. In ogni modo, il lavoratore deve sempre presentare la richiesta al proprio datore di lavoro.
Aspettativa lavoro tempo indeterminato: non sempre è concessa
Mettersi in aspettativa, anche quando non si hanno alternative, non è sempre un vantaggio. Da un punto di vista economico, infatti, sarà parecchio difficile andare avanti senza percepire uno stipendio. Inoltre, è bene sottolineare che non sempre è concessa. L’aspettativa non retribuita per motivi personali, ad esempio, può essere anche rifiutata dal datore di lavoro. Quest’ultimo, ovviamente, è tenuto a motivare la sua presa di posizione e il dipendente può pretendere il riesame.